DAZI USA-UE, IL GIORNO DOPO/ “Un non accordo che lascia ancora (troppi) problemi da risolvere”

Mancano ancora i dettagli più importanti dell'accordo tra Usa e Ue sui dazi. E difficilmente arriveranno in tempi brevi
Il giorno dopo l’accordo raggiunto sui dazi tra Stati Uniti e Unione europea, i commenti sono piuttosto ambivalenti: da un lato, l’Ue sarebbe riuscita a evitare il peggio e a dare certezze agli operatori economici dopo le più varie dichiarazioni di Donald Trump sulle tariffe dei mesi scorsi; dall’altro, Ursula von der Leyen avrebbe rinunciato al confronto duro non ottenendo così condizioni migliori, ma, anzi, dovendo accettare quelle che prevedono investimenti Oltreoceano e l’acquisto di armi e prodotti energetici dagli Usa.
Secondo Mario Deaglio, Professore emerito di Economia internazionale all’Università di Torino, «entrambe le letture possono essere corrette. Bisogna riconoscere che l’Ue ha tenuto una posizione sufficientemente unitaria in queste settimane, non ci sono state grandi fratture interne.
E dobbiamo constatare che gli Stati Uniti non sono così forti come sembra, perché, ancora una volta, dopo gli annunci altisonanti sui dazi, al momento in cui si tratta di siglare gli accordi non vengono definiti tutti i dettagli. In questo caso, mi sembra che domenica non si sia alla fine parlato di quella che viene considerata la vera arma in mano a Bruxelles: la tassazione dei Big tech».
In effetti, si è detto che poteva essere messa sul tavolo delle trattative, ma nelle dichiarazioni dopo l’incontro di domenica non si è saputo nulla al riguardo.
È così. Al momento tutti possono cantare vittoria, ma in realtà mi sembra ci sia confusione in merito.
In generale pensa che quella raggiunta sia una buona intesa?
La definirei una “non intesa”, nel senso che sono stati trovati dei punti comuni oltre i quali è meglio non andare, si sono individuati dei settori che dovranno avere un trattamento differenziato, per esempio l’aeronautica, in modo anche da rendere possibile la realizzazione di velivoli di produttori americani, ma al di là di questo un vero accordo è ancora da fare. Bisognerà aspettare per poter pensare di sistemare tutte le cose complicate che si intravvedono.
Basti pensare che i dazi su acciaio e alluminio restano al 50%, ma se usati per produrre automobili saranno alla fine soggetti a una tariffa del 15%…
Guardi, se andassimo a scorrere bene la lista dei beni oggetto di commercio internazionale, di casi del genere ne troveremmo tanti. C’è ancora confusione dopo questo accordo, ma a Bruxelles come a Washington tutti vogliono staccare per il mese di agosto e andare in vacanza più tranquilli. Se ne riparlerà dopo, vedendo intanto cosa succederà all’economia americana, che alcuni analisi ritengono essere già in recessione. Non mi pronuncio in merito, perché ancora non ci sono sufficienti elementi al riguardo.
Una lettura data sull’accordo è che l’Ue abbia accettato alcune condizioni, come quelle sull’acquisto di Gnl americano, sapendo che, una volta terminato il mandato di Trump, potrà rimettere tutto in discussione. Cosa ne pensa?
In effetti, come abbiamo visto proprio con Trump, è possibile che accordi bilaterali possano essere messi in discussione in breve tempo. Il vero punto è capire come arriveremo economicamente al 2028, visto il mutare repentino della situazione congiunturale.
Crede che ci sia qualche Paese nell’Ue che sia stato più favorito o sfavorito di altri da questo accordo?
È difficile dirlo nel momento in cui ancora non sono stati definiti tutti i dettagli. Mi sembra intanto che sia da parte di Washington che dei singoli Paesi membri si sia compreso che non era possibile percorrere la strada di accordi bilaterali che non passassero da Bruxelles. Ci saranno con tutta probabilità settori produttivi penalizzati dall’intesa, per come al momento delineata.
Di quali settori si tratta? E crede sia necessario prevedere delle compensazioni, anche a livello europeo?
Penso all’agroalimentare, in particolare per quel che riguarda prodotti di prezzo medio, perché quelli di prezzo alto non stimo subiranno sensibili cali della domanda da parte dei consumatori americani. Lo stesso ritengo possa valere anche per i prodotti di media gamma del tessile. Quanto alle compensazioni, credo che possano essere prese in considerazione a livello europeo: un tema da affrontare prima ancora di parlare del Bilancio europeo 2028-34.
Anche perché, oltre ai dazi, sull’export europeo in questo momento pesa anche la svalutazione del dollaro…
Sì, il dollaro ha perso il 15% circa da inizio anno. La speranza di Washington è che questo renda più conveniente produrre negli Stati Uniti, ma il reshoring mi sembra ancora un obiettivo lontano da raggiungere, soprattutto per il costo del lavoro non sufficientemente competitivo.
Pensa che, dopo questo accordo sui dazi, con l’impatto che avrà sull’economia italiana, ci sarà da rivedere la Legge di bilancio ancora in fase di bozza?
Non saprei. Mi pare che al momento anche in Italia ci sia la priorità di programmare le vacanze e di poter staccare qualche giorno. Sarà, quindi, un problema da affrontare al rientro dalle ferie, magari anche con qualche dato utile in più.
(Lorenzo Torrisi)
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